In occasione dell'uscita dell'ultimo album dei Joe Victor, ho incontrato e scambiato due chiacchiere con Gabriele Amalfitano, voce e autore di musica e testi della band.
La band romana fa parlare di sè e con "Night Mistakes" da vita a dieci canzoni inedite, in inglese, travolgenti, orecchiabili al primo ascolto, dedicate alla notte e alle sue sfumature folli, appassionate e spiccatamente surreali.
Cerchiamo di conoscerli un po' meglio.

NG. Ciao ragazzi. Parlateci un po' di Joe Victor. Come nasce questo gruppo?
GA. I Joe Victor nascono dalla voglia di esplorare tutti i territori musicali e, grazie a questo, dare un vestito alle canzoni scritte negli anni. Avevamo tutti un disperato bisogno di suonare dal vivo: nella musica abbiamo sempre trovato una risposta - quasi - spirituale.
 
NG. Sono 3 anni che vi esibite insieme. Come avete visto evolvere il vostro mondo in questi anni?
GA. Il mondo cambia ogni mese. Musicalmente c'è una bella rivoluzione in Italia, soprattutto a Roma: non so cosa accadrà, ma l'atmosfera è elettrizzante e siamo onorati di farne parte in qualche modo.
 
NG. In soli 3 anni avete avuto sicuramente un'evoluzione notevole che vi ha portato dai palchi romani a rassegne ben più grosse. Com'è esibirsi in un festival come lo Sziget? Quali sono le vostre sensazioni sul palco e nei momenti di preparazione?
GA. Lo Sziget è stato un momento indimenticabile, speriamo ce ne siano altri simili! Per noi, il live è lo strumento con cui artista e pubblico sperimentano un momento di estasi condivisa: per questo, sia nelle prove che sul palco proviamo una grande emozione.
 
NG. Cos'è per voi la musica? E come vivete le fasi del tour e delle sedute in studio per registrare?
GAPer noi la musica è una delle vie che abbiamo a disposizione per capire la vita, per lasciarsi cullare o viaggiare, un esercizio spirituale, un luogo per giocare o per commuoversi. In sala cerchiamo di vivere ciascuno di questi aspetti, sia nei suoni che nelle parole.

 

NG. Avete un artista o una band con la quale vi piacerebbe collaborare in futuro?
GA. Tanti. Tra tutti, Beck. Sarebbe un sogno. In italia, Max Gazzè o Giovanni Truppi.
 
NG. Il vostro secondo lavoro, Night Mistakes, è uscito da poco. Volete parlarcene un po'?
GA. Night Mistakes è un disco esotico, che parla degli errori della notte come esperienze che accomunano tutti. Parla dei momenti e dei luoghi dove è possibile lasciarsi andare. Parla del lasciarsi trasportare lontano, di esperienze diverse, amori, balli, luci, racconti, personaggi, ma anche imprese eccezionali e viaggi, dove lo sbaglio è parte del gioco.
 
NG. La scelta dell'inglese è dettata da un'intenzione precisa?
GA. L'inglese è venuto naturalmente. Cantiamo anche in italiano, ma tra di noi. Siamo cresciuti con i dischi inglesi e americani, ma soprattutto attraverso l'inglese si può essere più camaleontici: essendo italiani che cantano in una lingua straniera, ci si possono prendere maggiori libertà ed essere più musicali.
 
NG. Pensando al vostro passato, quali sono i vostri “Night Mistakes”?
GA. E' meglio vivere di rimpianti che di rimorsi: in qualche modo ho risposto. Forse.
 
NG. Quali sono adesso i vostri progetti futuri?
GA. Il nostro calendario prevede un tour in Italia, in band, e all'estero, per aggiungere “night mistakes” alla lista delle cose fatte. Ci dedicheremo poi alla realizzazione di altre canzoni bellissime.
 
NG. Raccontateci in breve 3 album (stranieri o italiani) che non potrebbero mai mancare nella vostra collezione.
Blind Willie Johnson - Praise God I'm Satisfied
Lust for life - Iggy Pop
Moondog - Moondog

Intervista a cura di Luigi Rizzo
Foto di Valentina Bianchi