Nightguide intervista i Soulfly

Nightguide intervista i Soulfly


Ritual, il nuovo disco degli ormai leggendari Soulfly di Max Cavalera, uscirà il 19 ottobre (ma potete già preordinarlo nella versione che preferite sul negozio virtuale della Nuclear Blast) e sarà un disco importante, pesante, tribale, cattivo e decisamente bello. L'undicesimo lavoro in studio della band torna alle radici, unendo groove, pesantezza metallica e quell'impostazione tribale che abbiamo imparato a conoscere (e ad amare immensamente): fra una chiacchiera e l'altra su tour, ispirazioni, artwork, Trump e musica, Max Cavalera ci ha raccontato un sacco di cose interessanti.


Ritual uscirà ad ottobre, e so che sarà un album davvero importante e speciale per te: puoi raccontarci qualcosa in proposito?
Credo che raggiunto questo punto della carriera, con un sacco di dischi fuori, alcuni musicisti trovino difficile fare qualcosa di speciale, e penso che per me...fin dall'inizio avevo deciso che Ritual avrebbe dovuto essere un disco speciale, e so che quest'anno saranno 20 anni da Soulfily, il primo disco. Ho unito le forze con Josh Wilbur, che è un grande fan dei Soulfly, che mi ha aiutato a riguadagnare il groove. Facendo questo ho ritrovato la nostra magia primitiva, e sono tornato alle radici della band; mentre allo tesso tempo ho continuato il mio viaggio nella “pesantezza” dei Soulfly: extreme metal, blast beats, parti davvero veloci e pesanti, il sound che amo tantissimo, il metal che ascolto. Questo disco ha tutte e due le cose, ed è per questo che è così speciale: è tribale e pieno di groove, ma è anche davvero estremo allo stesso tempo. Non è stato facile, ma per ora le reazioni che abbiamo avuto con due canzoni uscite e Summoning suonata dal vivo sono state parecchio positive, la gente sembrava molto felice, e nel disco c'è un sacco di altra roba figa che le persone non hanno ancora sentito. Sarà un disco davvero importante per noi, per un bel pezzo.


Ah, Wow. Hai risposto a tre domande in una volta sola: stavo per chiederti dei 20 anni di Soulfly! 
Oh, ok! (ride)


Credo di averti sentito chiamare tribal thrash questo album, in un'intervista, e credo sia la fusione perfetta fra i primi Soulfly e quelli moderni.
Si, all'inizio era quasi uno scherzo, ma in realtà non è così lontano dalla realtà. Ci sono canzoni, come Summoning o Demon eyes, che per me sono totalmente...sono attacchi thrash, sono pezzi trash e death che adoro, come la musica con cui sono cresciuto. Ci sono pezzi come Ritual o Bite the bullet, Evil empowered...è un disco che sta in mezzo in un modo davvero pesante. Ci sono i canti Navajo, e anche se è solo una piccola cosa, all'inizio e alla fine, rendono l'album eccitante ed esotico per me, ed è esattamente ciò che i Soulfly sono: un sound diverso, che non c'è mai stato prima. Questi sound sono dei nativi nordamericani, non delle tribù sudamericane, ma tutte queste tribù sono connesse e alcune parole sono uguali, è una cosa che ho scoperto e che mi ha davvero sorpreso, e ci sono anche film che ne parlano come Bone Tomahawk e Hostiles. Amo questa connessione e ho deciso di inserirla in Ritual, insieme alla connessione fra tribale, groove e metal estremo. Sono molto felice e orgoglioso, ma anche esausto del lavoro! E' come fare una maratona enorme, e quando finisce svieni. Sono a zero, non riuscirei a comporre in questo momento, il mio cervello è completamente vuoto ora come ora! (ride) Ora me ne vado in tour e suono tutto quanto.


A proposito del tour, ho visto che con i Soulfly e con il progetto dei Sepultura Back to the roots sarai sulla crociera 70.000 Tons of metal.
Si, io e Iggor fra l'altro suoneremo anche in Russia e Sud America. Adoro quella crociera, è così divertente! L'abbiamo fatto coi Soulfly e non vediamo l'ora di rifarlo: ora voglio solo suonare queste canzoni senza altri pensieri. Senza dover pensare alla composizione di un nuovo album sarà più facile suonare e calarsi nell'atmosfera dei pezzi. Magari a metà dell'anno prossimo inizierò a pensare a nuova musica, ma ripeto, l'anno prossimo!


Quindi sei in vacanza ora!
Si! (ride)


Parlavamo di tribù e musica tribale: ti chiamo dall'italia, e il mio paese è abbastanza lontano dal tuo, ma le notizie arrivano lo stesso sull'amministrazione Trump: mi chiedo cosa ne pensi, fra l'idea del muro fra USA  e Messico e roba simile.
Credo che la situazione qui sia pessima e stia rendendo questo paese intollerante: fascisti e razzisti si sentono legittimati, chi parla male e non rispetta le donne si sente legittimato...quel tipo è cattivo, sai. Ho scritto Evil empowered a proposito di questa roba, è una specie di dittatore, da Hitler a Stalin a Trump, quella canzone unisce tutto. Ha un modo molto narcisista di esistere ed agire, spero sia temporaneo e che presto avremo un nuovo presidente e questo sarà solo un brutto ricordo medievale. La maggioranza della gente che conosco, qui, non è d'accordo con lui: rispettano le persone, le donne, la vita. Sfortunatamente ci sono un sacco di persone con poca cultura che finiscono per cadere nella retorica della paura di quell'uomo: Trump vende paura, mette paura nel cuore delle persone sperando di conquistare il potere, ed ha funzionato. La paura è davvero potente, e noi facciamo ciò che possiamo fare con la musica per resistere alla situazione. Spero finisca presto, e questo sarà solo un brutto ricordo.


Le elezioni di midterm stanno arrivando.
E non sarà mai troppo presto!


Dopo 20 anni di berlusconismo di capisco perfettamente! Ho visto la cover del disco, e so che è un simbolo ispirato al candomblè brasiliano, giusto?
Si, è basato su quella religione, quella di mia madre. C'è un immaginario fortissimo, è un Orixas, uno dei santi, con un arco e freccia che puntano al cielo. Non avevo mai visto una copertina così, e tramite il talento di Eliran Kantor ho pensato di poter combinare i due mondi: quello della spiritualità con quello di Kantor come pittore classico. Ha fatto un ottimo lavoro: il guerriero è un guerriero tribale universale, non ha una connotazione specifica; ha la maschera dei Soulfly che simbolizza i fan della band, che è sempre una cosa buona, e sullo sfondo ci sono templi in rovina e un mostro dalle mascelle enormi. C'erano centinaia di possibilità diverse per dipingere qualcosa che si relazionasse con Ritual, e abbiamo deciso per un'immagine legata agli Orixas. Credo sia un'immagine cool per il disco.


E' lo stesso artista che ha lavorato alla copertina di Archangel?
Si, assolutamente, tranne che per l'interno del disco: ci ha pensato un artista brasiliano che si chiama Marcelo Vasco, che ha creato una serie di simboli vodoo davvero interessanti, che sembrano quasi satanici, e in mezzo c'è una specie di Shiva con una maschera antigas. Non avevo mai visto niente del genere, e unire l'immaginario religioso in questo modo ci è sembrato fantastico. Ne sono molto felice.


Parlavamo di Ritual, e hai detto che questo titolo per te è molto forte perchè l'heavy metal è molto rituale: cosa intendevi?
Se vai a un concerto metal è come andare a un rituale: l'audience è in trance, tutti urlano e perdono la testa, ci sono headbanging e circle pits, crowd sourfing, stage diving, tutta quella follia...la band è unita alla gente mentre suona. Altri tipi di musica non hanno quella connessone, penso a hip hop o pop...il metal è una corrente più profonda, un grande metal show è un'esperienza religiosa, come una chiesa davvero rumorosa! (ride). E' bellissimo, è per quello che ho scelto questo nome. Anche ascoltare musica è rituale: aprire il vinile, metterlo sul piatto, fissare la copertina per ore...e ora con internet c'è il rituale di scoprire nuove band, informarsi, leggere i testi, trovare nuova musica, vedere i video...è un altro mondo, ma i rituali continuano e sono parte della nostra vita. Credo che il titolo sia stato ispirato dai Jane's Addiction! Li stavo ascoltando e ho pensato “Hey, Ritual! E' un gran nome, usiamolo!”


Sono perfettamente d'accordo! Anche perchè sono una metalhead pure io, e credo che fra fan del metal ci sia una specie di fratellanza: magari non ti conosco ma sei mio fratello lo stesso, andiamo a bere una cosa!
Esatto! In aeroporto ho visto un tizio con una maglietta dei Celtic Frost, quindi ci sono andato a parlare perchè adoro i Celtic Frost e volevo sapere dove ha trovato la maglietta e se li aveva visti dal vivo, ed è finita che siamo diventati amici. Questo non succede con tutti, c'è una connessione speciale in questa musica: i fan del metal sono così. C'è bisogno anche di più unità fra band! Vado in tour e vedo un sacco di miei amici suonare in altre band e festival, ma a volte credo che sarebbe meraviglioso se fossimo ancora più uniti fra musicisti. Alcune band o alcuni musicisti sono tipo: “Nah, non voglio avvicinarmi a quella gente”, ma facciamo tutti metal, voglio dire, è inutile fare gli stronzi! 
E' una delle cose che cerchiamo di fare coi Soulfly: stiamo parecchio in tour e ci portiamo dietro un sacco di band che fanno musica diversa dalla nostra: l'ultima volta avevamo i Nile, la volta prima gli Immolation. Girare così è bellissimo: anche se non ci mischiamo, come genere, ci uniamo come persone. Ai tempi dei Sepultura eravamo ancora più uniti: vedevi suonare insieme Napalm Death, Sick of it all e Sepultura. Era fantastico! Hardcore, grindcore, thrash metal...una massa enorme e divertentissima, che rendeva il tour ancora più interessante.


Ok, mi hai parlato degli Immolation e so che in questo disco ci sono Ross Dolan e Randy Blythe!
Sono diventato grande amico di Ross durante il tour, ci conoscevamo già ma ci eravamo un po' persi di vista. Rivederci è stato bellissimo, e l'ho invitato nel disco: averlo è grande. Quando ho scritto Under rapture ero davvero ispirato dagli Immolation. Randy invece è stata una collaborazione nata quasi per caso: Joshua stava lavorando con i Burn the priest e l'avrebbe rivisto, così gli ho chiesto di sentire un po' se aveva voglia di ascoltare qualche pezzo, partecipare alla cosa, e lui si è innamorato di Dead behind the eyes e ha voluto cantare il pezzo. Per me è stato perfetto: amo quella canzone, e lui ha fatto un lavoro grandioso; credo sia fantastico che due tipi così diversi di metal siano finiti in questo disco, che è ancora diverso! E' il mio amore per i Lamb of God e gli Immolation che traspare da tutto il lavoro, ed è così che deve essere! Quello che ami non deve essere metal per forza, l'ispirazione è ovunque!
 

interviste, nuclear blast, soulfly

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