Intervista a Mariele Rosina, autrice di Lo strano caso di Matilde Campi

Intervista a Mariele Rosina, autrice di Lo strano caso di Matilde Campi

Mariele Rosina è una scrittrice già professore associato di Patologia Clinic presso l'Università di Milano. Da sempre appassionata di letteratura, pubblica alcune sue poesie nell'antologia L'evoluzione delle forme poetiche (Kairòs edizioni, 2013), la raccolta di racconti Il burattinaio (La vita felice, 2014), e in self publishing Fiabe e favole a sette voci (2015). Lo strano caso di Matilde Campi è il suo primo romanzo, in cui coniuga il suo lavoro di ricercatrice scientifica alla passione per la scrittura.
 
«Di cosa tratta il romanzo Lo strano caso di Matilde Campi?».
È la storia di una donna per la quale il tempo si è fermato a quarant'anni, conservandola bella e giovane per oltre un secolo Il soggetto non è nuovo; di eterna giovinezza ne ha parlato Oscar Wilde nel suo ritratto di Dorian Gray e Francis Scott Key Fitzgeral "nel curioso caso di Benjamin Button" che fa il percorso contrario nasce vecchio e continua a ringiovanire fino a scomparire. Sono numerosi i film sull'argomento dai primi del '900 fino ai giorni nostri (L'ultimo : Adaline l'eterna giovinezza di qualche hanno fa). In questi casi la storia è costruita su presupposti inverosimili (l'intervento del diavolo nel caso di Dorian Gray o il fulmine nel caso di Adaline che provoca la mutazione e successivamente la contro mutazione), la mia invece, pur essendo di fantasia, è diversa: non solo nella trama, ma perché è basata su un'ipotesi scientifica fondata che spiega l'evento. Sono infatti convinta che, per conferire veridicità a una storia di fantasia la narrazione debba essere supportata da dati scientifici concreti con linguaggio e spiegazioni accessibili anche ai non addetti ai lavori. Nel caso di Matilde i fatti descritti, pur improbabili, non sono impossibili e non è escluso che con le tecniche future di manipolazione genetica non ci si possa arrivare. Anche gli esperimenti citati, e resi comprensibili attraverso i dialoghi dei personaggi, sono veri, presi dalla più autorevole letteratura scientifica.
 
«Lei è stata ricercatrice scientifica e ora è scrittrice a tempo pieno. In Lo strano caso di Matilde Campi fa incontrare i due universi solo in apparenza lontani della medicina e della letteratura, bilanciando le spiegazioni scientifiche con una prosa molto godibile e scorrevole. Ci sono altre opere o autori che come lei hanno mescolato scienza e narrativa, e che sente di consigliare a chi ha apprezzato il suo romanzo?».
Il primo autore che mi viene in mente è proprio Robin Cook, anche lui medico, che abbina scienza e fantasia in tutti i suoi libri, poi Cronin e tra gli italiani il collega Marco Venturino con il bellissimo romanzo “Cosa sognano i pesci rossi”.
 
«Che cosa l'ha spinta a iniziare a scrivere e a pubblicare le sue storie?».
Mi sono trovata, a volte per scelta, altre condizionata dalle circostanze, a ricoprire ruoli diversi sempre inerenti la mia professione e a imboccare strade partendo da zero, ma è stato durante una circostanza dolorosa che ho scoperto la scrittura come risorsa.
Così ho cominciato focalizzare questa mia attitudine e, facendolo, mi sono resa conto che stavo appagando un bisogno che non sapevo di avere. Da quel momento la scrittura è diventata il modo di esprimere me stessa e di relazionarmi con la gente, una sorta di rifugio. Era lo sguardo sul mondo e sugli avvenimenti quotidiani, infatti la scrittura consente al narratore, di sviluppare e consumare sulle pagine del libro una vita intera (quella del personaggio) e nello stesso tempo di mettere a fuoco la sua (quella dello scrittore) perché è un importante momento di riflessione e di confronto.
«La drammaticità del personaggio di Matilde Campi colpisce il lettore profondamente: “che cosa ci può essere di peggio che esistere senza esistere? Sì, perché io sono solo un fantasma che vive all'ombra degli altri la vita degli altri aspettando di vederli morire”. La lotta quotidiana contro il suo stesso corpo, e il bisogno di umanità e normalità che la spinge a uscire dal suo nascondiglio sono il motore della narrazione. Chi è Matilde Campi, e che messaggio trasmette la sua dolorosa storia?».
Oggi che il tema dell'invecchiamento è più che mai all'ordine del giorno, dato il prolungarsi dell'età media, verrebbe da pensare all'eterna giovinezza come un fatto estremamente positivo, ma non è così per Matilde Campi che, costretta a nascondersi per quella che chiama la sua “maledizione”, disperata tenta il suicidio. Tuttavia uscirà da questa segregazione, grazie all'amore, un amore non cercato, non voluto che giunge inaspettato e che le darà il coraggio di affrontare la sua condizione.
Un primo messaggio è quello dell'amore: una forza che non ammette sotterfugi e dona a ciascuno la capacità di essere se stesso.
Un altro messaggio è connesso al tema ricorrente del tempo che per Matilde è solo una convenzione degli uomini, eppure ci condiziona la vita; lo possiamo sprecare o, viceversa, assaporare istante per istante. Il tempo lenisce le ferite del passato, senza cancellarne gli errori, collegandosi ai valori umani e agli affetti che per forza di cose si perdono
Un terzo messaggio è quello della speranza in un allungamento della vita, soprattutto con il miglioramento della sua qualità, in un futuro non così lontano.
 
«In Lo strano caso di Matilde Campi presenta una vicenda assolutamente attuale, in un momento storico in cui la medicina e la tecnologia stanno cercando di combattere il naturale decadimento dell'uomo e la sua stessa mortalità. A bilanciare la demonizzazione della vecchiaia e dell'ineluttabile fine dell'essere vivente, il suo romanzo racconta una storia che fa vedere la bellezza del cambiamento e dell'evoluzione, perfino della morte, perché solo avendo coscienza del termine alla propria esistenza si può davvero apprezzare la vita. Da medico e ricercatrice, come giudica questo accanimento della medicina contro l'invecchiamento, e l'ossessione di sembrare giovani a tutti i costi?».
Lei ha accennato a un argomento che mi sta molto a cuore, quello della morte, che ho trattato anche nella mia precedente raccolta di racconti. Io vedo la morte come un momento della vita al quale bisogna prepararsi senza paura. Può essere per alcuni il passaggio a un'altra vita e per altri il ritorno nel grembo della natura, all'infinito. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, come medico e ricercatore sono contraria all'accanimento in tutte le sue forme. Conservarsi in buona salute ed efficienti finché si può è giusto e doveroso, ma inseguire la giovinezza a volte a scapito del proprio equilibrio fisico e mentale è da evitare. Dobbiamo sottrarci ai canoni che i media ci impongono secondo dei modelli innaturali. Ogni età ha la sua bellezza, basta saperla cogliere e apprezzare e vivere serenamente secondo le nostre possibilità.
 
«Il romanzo Lo strano caso di Matilde Campi si apre con una frase della canzone Anthem di Leonard Cohen: “There is a crack in everything. That's how the light gets in (C'è una crepa in ogni cosa, è da lì che entra la luce)”. La storia di Matilde sembra richiamare questa frase, perché è proprio la perfezione del suo corpo sempre giovane a non permettere che in lei entri la luce della vita e dell'amore. Chi o cosa ha ispirato il suo romanzo?».
La sfida contro le apparenze. E questo riporta alla risposta precedente: è proprio la perfezione che fa del corpo di Matilde una prigione. Ma basta una crepa a fare entrare la luce che poi si espande donandole quella felicità che credeva perduta per sempre.
 
«Nell'epilogo del romanzo sembra si possa aprire una porta su una storia derivante da Lo strano caso di Matilde Campi. Ha pensato o ne sta scrivendo un seguito?».
Era già nei miei pensieri quando ho scritto l'epilogo. Ci sarà il seguito, per ora ne ho solo un'idea vaga che deve ancora sedimentare e maturare. Teresa De Andreis
 
 
Titolo: Lo strano caso di Matilde Campi
Autore: Mariele Rosina
Genere: Fiction/Fanta-genetica
Casa Editrice: Lulu
Pagine: 176
Codice ISBN: 9781326811792
 
 
 
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