Intervista alla cantautrice valdostana Helen Aria

Intervista alla cantautrice valdostana Helen Aria

Eleonora Iamonte, in arte Helen Aria, è una cantautrice valdostana. Dal 5 novembre è disponibile “AFROSIDIACO” (TdE ProductionZ), il suo nuovo album ispirato agli anni '70. Un disco che la vede cantare in italiano, inglese e francese permettendole così di esprimersi liberamente. L'abbiamo raggiunta per farle qualche domanda su questo suo nuovo lavoro.
 
 

Ti conoscevamo come Helen, con questo nuovo album debutti come Helen Aria. Come mai hai deciso di aggiungere la parola Aria al tuo pseudonimo?
Ho deciso di aggiungere “Aria” al mio nome d'arte perché è una parola che ho incontrato durante il mio percorso artistico, me ne sono innamorata e ho deciso di portarla sempre con me.
 
Aria come la leggerezza, la libertà, il vento, l'atmosfera, la natura, l'anima. Indica qualcosa di astratto, di poco tangibile. Si ricollega anche all'opera italiana che ho avuto modo di approfondire durante il mio percorso di studi.
 

“Afrodisiaco” è un disco di 14 brani ispirato agli anni '70. Ti va di parlarcene?
 
“Afrodisiaco” è un album ispirato agli anni '70. La presenza del violoncello è il fil rouge che, giocando con sonorità sperimentali, unisce i 14 brani.
È stata fondamentale la collaborazione con diversi artisti: il produttore e arrangiatore Momo Riva che ha suonato batteria, basso e chitarra in ogni brano; il violoncellista Federico Puppi che ha mescolato il timbro caldo e brillante del suo violoncello a sonorità elettriche in 11 tracce; Stefano Blanc, violoncellista dell'orchestra sinfonica della Rai, ha registrato il brano “Blue Dreams”; Andrea CadIO Cadioli, insegnante di arti visive a Los Angeles, ha realizzato i visual per i videoclip dei brani e la grafica della cover dell'album.
 

Pensi che cantare in più lingue possa darti più possibilità di emergere?
 
No, secondo me non è la scelta della lingua a decretare il “successo” di un artista. Canto in più lingue perché adoro giocare con le sonorità delle parole e perché mi permette di presentare una o più tematiche sotto luci differenti. Sono nata e vivo in Valle D'Aosta e sono molto legata alla lingua francese fin da bambina. Mi sono poi avvicinata all'inglese durante l'adolescenza ascoltando la musica folk americana e i vinili di mio padre. 
 

Anche per questo nuovo lavoro ti ha affiancata il tuo produttore e arrangiatore Momo Riva. Lavorativamente parlando quanto feeling c'è tra di voi?
 
Momo è stato il primo a credere nei miei brani inediti. La prima volta che mi sono recata in studio (TdE ProductionZ) con l'intenzione di registrare una cover, lui ha subito cercato di farmi capire che avevo tutte le potenzialità per creare qualcosa di mio. Ho tirato fuori dal cassetto alcuni pezzi che avevo già abbozzato negli anni precedenti e ci siamo subito messi all'opera. Lavorare con lui è fantastico, ha sempre moltissime idee e sa sempre come valorizzare un brano. A volte le canzoni nascono da una mia idea melodica, a volte da una sua composizione strumentale e riusciamo sempre a tirare fuori qualcosa che ci gratifica, un sound che nasce dalle nostre esigenze creative. Per me è una guida artistica fondamentale.
 

Qual è il posto più curioso e insolito in cui ti sei trovata a scrivere una canzone?

Sono sempre alla ricerca di nuove melodie e di testi per le mie canzoni. Mi lascio ispirare soprattutto dai rumori che mi permettono di pensare fuori dagli schemi. Spesso mi ritrovo a canticchiare nuove melodie in macchina accompagnata dai rumori della strada o dalla pioggia che batte sui finestrini. A volte mi capita di trovare l'ispirazione quando faccio jogging all'aria aperta mentre cerco di intonarmi con il fruscìo delle foglie mosse dal vento e con il canto degli uccellini.
 

Per concludere, hai delle date live in cantiere?
 
Per ora nulla di sicuro, ma sto cercando di pianificare qualcosa per la stagione invernale. In ogni caso sono contenta e fiduciosa perché i concerti che sono riuscita ad organizzare quest'estate avevano il profumo della rinascita.
 

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