POESIA SCRITTA SULLA PAGINA ENORME DI UN MURO

POESIA SCRITTA SULLA PAGINA ENORME DI UN MURO

Qualcuno,qualcosa,su un muro ha scritto: “e venne la vita”.
Ci sono passato, da lì, per mesi,anni,tutte le cazzo di mattine e pomeriggi che andavo e venivo da quella lezione,da quella biblioteca,senza mai notarle,quelle quattro parole scritte con la vernice spray chissà quando.
Semplicemente camminavo,ci passavo davanti,tiravo dritto,preso dalle quotidiane faccende che giornalmente attentano alla nostra esistenza.
Poi un giorno succede che mi incammino per l'ateneo e,mentre percorro la solita strada fatta già 8779 volte circa, per ingannare il tempo mi metto a pensare a due persone,un uomo e una donna.
L'uomo aveva una settantina d'anni,e si fermò a parlare con me fuori dal solito bar simil-fashion dove i bei giovani della crème barese si radunano la domenica pomeriggio:mi chiese,partendo dal presupposto che avrei reagito paraculandolo,che cosa ci facevamo noi tutti li',a non fare una mazza anziché divertirci in una delle mille altre maniere possibili,e mi disse di sbrigarmi,anzi di sbrigarci tutti,perché in men che non si dica tutto ciò che ci stava attorno sarebbe finito,e noi avremmo scoperto di essere diventati vecchi,come lui.
La donna non lo so quanti anni aveva,mi telefonò.chiamava dagli USA,cercava mio madre,che non sentiva da anni,e mi tenne 5 minuti soltanto al telefono:mi esortò non a farmi un futuro o una famiglia,ma a divertirmi e a fare esperienza,perché tutto il resto sono stronzate;mi salutò e poi riattaccò.mai più sentita...né io né i miei.
E mentre cammino e penso a queste persone,di botto giro l'angolo e leggo,per la prima volta,quella frase sul muro. brivido. insight emotivo. wow.
Non so ancora chi l'ha scritta e quando,ma adesso so perché:affinché la vita di nessuno di noi venga sprecata,affinché a nessuno di noi sia concesso di lasciarsi e farsi lasciare scivolare addosso i propri anni,affinché,anche negli abissi esistenziali e materiali più bui,si possa la mattina alzare la testa,guardare il cielo e dire “è bello esistere”.
Mi piace pensare che l'abbia scritta quel signore,di notte,sul muro della facoltà affinché noi,giovani,la leggessimo.e meditassimo.
peppon1980@libero.it
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