NIGHTGUIDE INTERVISTA ANGELO ZANOLETTI, FRONTMAN DE "I SEGRETI" DA DOMANI NEI PRINCIPALI CLUB ITALIANI

NIGHTGUIDE INTERVISTA ANGELO ZANOLETTI, FRONTMAN DE "I SEGRETI" DA DOMANI NEI PRINCIPALI CLUB ITALIANI

I SEGRETI sono una band pop italiana nata a Parma nel 2013, formata da Angelo Zanoletti (voce, tastiera e synth), Emanuele Santona (basso) e Filippo Arganini (batteria). A fine 2015 il gruppo autoproduce in acustico il primo omonimo EP e nei due anni successivi aprono i concerti di alcuni degli artisti di riferimento della scena indie italiana come L'officina della camomilla, Selton, Giorgio Poi e La Rappresentante di Lista.
“Qualunque cosa sia” (Futura Dischi), che è arrivato dopo il successo del brano “L'estate sopra di noi”, da settimane presente nella playlist “Indie Italia” di Spotify, che ha dedicato alla band anche la copertina, è prodotto da Simone Sproccati (ha lavorato con Zibba, L'officina della camomilla), è il frutto di un lungo lavoro che ha dato vita a otto brani nati dall'incontro tra il cantautorato e gli arrangiamenti pop.
Noi abbiamo fatto due chiacchiere molto divertenti con Angelo, frontman e leader democratico della band, e abbiamo scoperto un ragazzo timido, divertente e molto maturo.

NG. Ciao Angelo, front de I Segreti. Posso definirti front? Diciamo che è il ruolo che automaticamente spetta alla voce di un gruppo. C'è un leader?
AZ. È automaticamente il cantante, diciamo così (ride). Anche se è una domanda trabocchetto. Questa domanda non vale!

NG. Come nasce questa band? Raccontaci qualcosa di Angelo, Emanuele e Filippo.
AZ. Noi nasciamo nel 2013 come “I Segreti di Charlotte”, che è stata la nostra prima band; poi successivamente abbiamo preferito chiamarci solo “I Segreti” perché era quello che ci identificava di più nelle nostre canzoni.

NG. E nella vita di tutti i giorni?
AZ. Siamo 3 amici che si conoscono da molto tempo. Io e il batterista facevamo le scuole insieme e successivamente abbiamo incontrato Emanuele che si è integrato benissimo nel gruppo.

NG. Ho voluto curiosare sul tuo profilo facebook prima dell'intervista e ho visto che ci sono ancora foto “normali” per così dire. Non ha preso ancora l'appeal del profilo di un cantante famoso.
AZ. E infatti non lo sono (ride). Non ho cancellato ancora tutte le foto compromettenti. E anche nel caso diventassi famoso lascerei tutto.

NG. Da quando avete fatto fuori “Charlotte” come sta andando?
AZ. Direi assolutamente bene. Nel frattempo abbiamo cambiato formazione, abbiamo cambiato sound rispetto all'acustico di prima e soprattutto con questo disco abbiamo fatto decisamente un passo avanti.

NG. Come sta andando il vostro album?
AZ. Sembra davvero bene. Riceviamo molti feedback e la maggior parte sono positivi. Siamo davvero molto contenti.

NG. Vi aspettavate questo riscontro? Quali erano le vostre aspettative prima del lancio?
AZ. Mmm... dire che ci aspettavamo un successo quando siamo ancora all'inizio è da stupidi; certo noi eravamo e siamo consapevoli del lavoro che abbiamo fatto per creare quest'album, però tutto era un'incognita. Poi addirittura siamo entrati nella chart Indie Italia di Spotify, ne siamo diventati la copertina, tutto questo per noi ci è piovuto addosso come una novità. Però si noi ci abbiamo creduto e ci crediamo tuttora perché se non sei tu il primo a crederci non lo farà nessuno e ci auguriamo che possa continuare a piacere.



NG. Negli ultimi anni, oggettivamente, generi prima sconosciuti in Italia o relegati a ruoli marginali e di nicchia come l'indie e il rap e tutte le varie declinazioni di questi due macro gruppi, hanno preso molto piede e gli artisti che ne fanno parte hanno preso il posto delle rockstar e delle popstar. Ormai si potrebbe coniare un nuovo termine e dire che gli idoli dei giovani sono diventati le Indiestar.

AZ. Si è vero, sono d'accordo con te. Anche se in realtà c'è da dire che forse in Italia c'è ancora un uso un po' confuso della parola Indie. L'Indie ormai è il pentolone dove a tutti piace buttarci dentro tutto quello che prima in Italia era il cantautorato o la musica leggera italiana.
A noi piace pensare di fare un genere pop autorali fin dall'inizio 5 anni fa. Questo è il nostro genere.

NG. In effetti se uno pensa agli artisti attuali italiani definiti indie, è come dire che De Gregori solo perché faceva una musica d'autore.
AZ. Sono perfettamente d'accordo con te e infatti proprio De Gregori è considerato un po' l'apripista della musica indie italiana.

NG. Un'altra cosa che ho notato è che proprio questa nuova ondata di artisti indie (e anche rap) stanno prendendo il posto anche di tutti quei ragazzi che usciti dai talent diventavano subito delle star. Pensi che l'industria musicale si stia piano piano stancando degli artisti fast-food e stia tornando a investire sui giovani che si fanno le ossa partendo dai piccoli locali?
AZ. Secondo me c'è un po' un ritorno alle origini, e con questo non voglio dire alla buona musica, perché molti ragazzi usciti dai talent fanno buona musica. Intendo più un ritorno alla vita vissuta e alle band che il seguito se lo costruiscono da sole nel tempo.
Io penso che questo cambiamento sia dovuto ad un percorso naturale che tutte le tendenze sono costrette ad affrontare, ovvero prima o poi ci si stufa di quello che prima era una novità. Il mercato discografico, tornando a quello che c'era prima, è come se stesse prendendo una nuova via.
Adesso i giovani stanno riscoprendo quello che prima era la norma: andare nei piccoli locali o su internet e appassionarsi a piccoli gruppi sconosciuti che magari con il tempo supportati da tutta questa gente arriva a farsi notare e diventa famosa attraverso canali nuovi. E questo è molto positivo rispetto alla tendenza degli ultimi anni.

NG. Forse in questo senso si può identificare un merito nei social che hanno dato la possibilità a quei ragazzi dotati di capacità sia artistiche che comunicative, di bypassare la televisione e i suoi casting per arrivare direttamente ai fruitori del prodotto, come negli anni 80 facevano le radio indipendenti.
AZ. Si è vero, ormai da anni internet con i vari social come Youtube e tutti gli altri sono diventanti un importantissimo trampolino di lancio in tutti gli ambiti. Nella musica in Italia abbiamo l'esempio de “ I Cani” che per primi, forse, hanno fatto capire il potere dei social. Ma anche in altri ambiti dello spettacolo. Basti pensare a Frank Matano che io ritengo un grandissimo artista e viene proprio dalla rete.

NG. Domani partirà il vostro tour che vi porterà in giro per tutta l'Italia. E parte proprio da Parma che è la vostra città d'origine. Siccome è ancora tutto fresco per voi, come vivete il momento in cui uscite su un palco di fronte a questi ragazzi che pagano per voi e stanno cominciando a seguire e apprezzare la vostra musica?
AZ. In effetti è un pensiero che, anche se non esternato, ti salta in mente e non puoi non apprezzare questo rovesciamento della medaglia del passare da spettatore ad artista sul palco con un pubblico che viene li apposta per te. Nonostante ci siamo già esibiti, questo è il nostro primo vero tour quindi non abbiamo ancora esperienza di questa dimensione e non sappiamo bene cosa aspettarci sui palchi che calcheremo. Non sappiamo nulla, nemmeno se suoneremo davanti ad una sala vuota.

NG. Adesso si sta parlando molto di voi; siccome tu e gli altri ragazzi mi sembrate 3 persone molto pulite, sincere puoi raccontarmi se c'è stato un momento in cui vi siete guardati in faccia davanti ad una birra e vi siete detti “oh ma che sta succedendo?”
AZ. La serata in se non me la ricordo, ma si queste domande ce le siamo poste, anche perché siamo 3 ragazzi a cui piace rimanere con i piedi per terra e non farci prendere da entusiasmi che possono facilmente passare. Adesso non voglio fare discorsi deprimenti e ovviamente siamo super contenti di come stanno andando le cose ma allo stesso tempo ci stiamo muovendo in punta di piedi.

NG. Fai discorsi molto maturi per essere un ragazzo di 23 anni. Sembri più grande di quello che sei.
AZ. (ride) non so se prenderlo come un complimento o meno.

NG. Ahah mi sono voluto mantenere appositamente sul vago. Tu chi ascoltavi prima di comparire nella playlist di Spotify? E chi ascolti adesso?
AZ. Allora io ho sempre ascoltato cantautorato anni 70 come De Gregori, mentre tra i gruppi attuali che stiamo di più ci sono sicuramente i Baustelle, quindi soprattutto musica italiana.

NG. Se un giorno vi offrissero di fare una collaborazione, vi potrebbe piacere l'idea? E con chi?
AZ. Fosse per me sicuramente i Baustelle, sarebbe un sogno.

NG. Adesso l'ultima domanda, la più difficile. Raccontami i 3 album che mai potrebbero mancare nella tua collezione.
AZ. Quello che io dico sempre per primo è l'album del '74 “Francesco De Gregori” di De Gregori; avevo circa 15 anni e, forse un po' influenzato dai miei genitori che ascoltavano quel tipo di musica, rappresenta un album davvero importante per me.
Il secondo è “Amen” dei Baustelle perché è quello con cui li ho scoperti e che mi ha fatto appassionare alla loro musica.
Il terzo invece è “Squerez?” dei Lunapop perché comunque io sono sempre stato appassionato del pop melodico di qualità e a quei tempi, secondo me, questo disco presentava dei passaggi un po' anni '60 molto intelligenti. Per me la musica pop può essere frivola, fresca ma anche di qualità.

Intervista a cura di Luigi Rizzo.

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