Nightguide intervista Marian Trapassi

Nightguide intervista Marian Trapassi

Marian Trapassi, siciliana d'origine e cittadina del mondo per scelta, si è ritagliata negli anni uno spazio importante nel panorama della musica italiana. Il suo album di esordio "Sogno Verde" esce nel 2002 e viene accolto con interesse ed entusiasmo dalla critica.
Uscirà il 25 gennaio “BIANCO”, il nuovo album di inediti della cantautrice Marian Trapassi, anticipato da “Futuro” e “Solo una parola”, singoli disponibili online in digitale e su tutte le piattaforme streaming. Prodotto da Paolo Iafelice per Adesiva Discografia e distribuito da Self, “Bianco” è un racconto di storie universali, che parlano attraverso metafore della vita e delle sue sfaccettature, e personali, cioè di momenti molto intimi, in cui la cantautrice si racconta.
“Bianco” segna un nuovo capitolo nella carriera artistica della cantautrice siciliana, ma milanese d'adozione: si distacca dai precedenti lavori e si impone con uno stile preciso e omogeneo, che va dal jazz, al blues, al folk, con 12 brani eleganti e raffinati negli arrangiamenti e nella scrittura. Musicalmente, l'album si ispira ai moderni chansonnier francesi e alle grandi cantautrici italiane e americane.
Noi abbiamo voluto incontrarla appena tornati dalla pausa natalizia per fare due chiacchiere e farci anticipare qualcosa in più.

Parlaci un po' di te e raccontaci chi è Marian Trapassi.
Grazie a voi innanzitutto per aver scelto di parlare della mia musica. Marian Trapassi è una cantautrice, che come tutti i cantautori ama raccontare delle storie.
Sono siciliana, di Palermo, e ho cominciato a fare musica al liceo nella mia città, nelle band. Ho sempre privilegiato l'aspetto creativo della musica quindi anche se a quel tempo nessuno di noi sapeva suonare bene, e probabilmente ci mancavano le basi tecniche, la voglia e l'esigenza di comunicare attraverso la musica era tale che superava qualsiasi ostacolo.
Poi dopo un po' di anni anche di studi e perfezionamento, ho intrapreso la strada da solista e sono arrivata oggi al mio quinto album. La voglia di raccontare e di scrivere canzoni rimane la stessa di quando avevo 17 anni ma il modo di esprimermi si è sicuramente evoluto ed ha attraversato varie fasi e modi di comunicare. Vivo a Milano, ma ho girovagato un po' prima di mettere radici, queste fluttuazioni di vita vissuta sicuramente hanno anche influito sulla mia musica e sul mio modo di scrivere canzoni.

Il 25 gennaio uscirà il tuo nuovo album di inediti, “Bianco”, che è stato definito come un punto di svolta rispetto ai tuoi precedenti lavori. Come è nato questo tuo nuovo lavoro?
Più che punto di svolta, per me è un punto di arrivo, è come se tutto avesse preso forma andando in una sola direzione, quella della sincerità.
Sia nella scrittura che negli arrangiamenti, magistralmente curati dal mio produttore Paolo Iafelice, la parola chiave è l'autenticità. Quindi direi che è nato da quello che avevo dentro, mediato poi da quello che si acquisisce con l'esperienza. Senza sovrastrutture e senza aver stabilito nulla a priori.

In cosa si discosta da quello che hai fatto finora e dove è nata l'esigenza di modificare le tue sonorità?
Ogni storia ha bisogno di essere confezionata nel modo giusto, è bastato seguire la strada dove ci portavano le canzoni e la scrittura. Tutto è avvenuto naturalmente: la trasformazione e l'evoluzione, come la ricerca fa parte della vita e del mondo, così la musica ha seguito l'evolversi del racconto.

Tu ad un certo punto hai deciso di trascorrere molto tempo in Spagna. Come ricordi quel tuo periodo? Quali sono le immagini più vivide che ti vengono in mente?
La mia permanenza in Spagna l'associo ai colori, al sole e all'allegria, è stato un periodo in cui ho esplorato una nuova terra e una nuova cultura e inevitabilmente la mia musica ne è stata influenzata ed è così che sono nate le canzoni del mi precedente album “Bellavita, l'arancia e altri viaggi”.

Perché hai voluto associare il tuo ultimo lavoro al bianco? In sé per come la vedo io il “bianco” è un colore/concetto assai arduo da spiegare. Cosa vuol dire per te il bianco?
Il bianco riporta a tanti significati e simbologie, l'idea è nata guardando lo scatto di copertina di Ray Tarantino, riconducendomi a quell'idea di sincerità e di autenticità che vorrei comunicare con la mia musica e che ricerco nella mia vita. Mi è sembrato opportuno e azzeccato, in più la parola “bianco” è presente e ricorrente nelle mie canzoni.

Questo tuo lavoro è stato molto apprezzato dalla critica e sei stata definita da “RollingStone” una “cantautrice vera”. Ti aspettavi una tale accoglienza?
Questa recensione si riferisce ad un precedente album, ovvero, “ Vi chiamerò per nome”. Mi ha fatto molto piacere leggere questi commenti positivi ed in generale son grata a chi ha scritto sempre bene del mio lavoro. E' un modo per misurare quello che si fa, per capire come sia percepita la propria musica.

Un'altra esperienza molto particolare che ti ha portato qui oggi è stato il tour di “Vita da cantautrice: quattro artiste per un concerto”. Cosa ti ha lasciato questo corale?
Lavorare in gruppo per me è sempre molto stimolante e divertente, il confronto con altri artisti lo trovo sempre un arricchimento e una crescita. Mi piacerebbe fare molte più collaborazioni se potessi.

Quali progetti hai per il 2019?
Sicuramente fare molti concerti, e poi si vedrà, è sempre la musica a decidere.

Cosa rappresenta per te la Musica identificandola con le prime 3 parole che ti vengono in mente?
Bellezza, consolazione, armonia.

Pensando alla tua formazione e al tuo vissuto, quali sono i 3 album che mai potrebbero mancare nella tua collezione?
Il White album dei Beatles, Blue di Joni Mitchell, e Blu di Miles Davis
Ho scelto guarda caso il blu e il bianco... forse non è un caso. J

     
Intervista a cura di Luigi Rizzo.

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