Ad X-factor ogni tanto qualcosa di nuovo appare, e I Bowland hanno stregato la platea del talent-show in modo energico e originale.
Ma conosciamo meglio questo giovane trio. Anche se hanno partecipato ad X-factor Italia la formazione è iraniana, fiorentina di adozione, ed è composta da Lei Low, Pejman Fa e Saeed Aman. I Bowland sono nati nel 2015 e il loro nome deriva dalla lingua persiana Farsi, significa “alto”, “forte”. Il trip-hop è il loro marchio, con nette influenze orientali-tribali, e applicano alle loro particolari sonorità rumori vocali e strumentali.
Il gruppo musicale si ispira ad artisti del calibro dei Massive Attack, Cocorosie e Gorillaz, cantano in inglese ma nel loro repertorio hanno anche una canzone in italiano e una nella loro lingua madre. Nel 2017 è uscito il loro primo album “Floating trip”, titolo che richiama le loro atmosfere eteree e “fluttuanti”, impreziosito dal grazioso artwork ad opera della stessa cantante, Lei Low.
Dopo averli conosciuti un po' meglio immergiamoci nelle atmosfere live: l'affluenza è copiosa al Teatro della Concordia, direi soddisfacente per un gruppo talentuoso come i Bowland, ma non investito della patina dorata e delirante di altre band di Xfactor. Ed è proprio questa loro genuinità a far capire che i presenti erano attenti, interessati alla sostanza più che all'apparenza e questo è un dato molto importante per il loro futuro. Il pubblico è variegato e spazia tra generazioni, dai fan più piccoli, giovani ragazzi a persone decisamente adulte che non facevano da accompagnatori - i genitori con gli occhi fissi sull'orologio è un grande classico dei concerti - ma erano lì accanto ai propri figli da fan.
Il concerto segue il loro percorso ad X-Factor, intrecciando ad esso inediti dell'album “Floating Trip” e inizia con una cover “Dop the game” di Chet faker. Bellissima e originale l'esecuzione di “Get busy” di Sean Paul e altrettanto emozionante la cover “Maybe Tomorrow” degli Stereophonics, fino ad arrivare al loro singolo più famoso “Don't stop me” arricchito da effetti di luce e immagini psichedeliche-orientali. Un viaggio dentro le loro terre sconosciute è “Maston”, canzone nella loro lingua natia, dove il sapore di un'antica Persia viene rivisto in chiave elettronica e rappresenta una chicca originale.
Citando Camilla dei Ros, altro trio ex X-Factor, intervistata da Nightguide poco tempo fa: “Il problema non sono i talent, ma la consapevolezza di chi sei, cosa ti può dare il programma e il modo con cui ti approcci una volta che partecipi.”
Non vi è alcun dubbio, i Bowland, sul palco come in studio, ci sanno fare. Sono originali, intimisti e fino ad adesso hanno saputo sfruttare il trampolino di lancio del talent-show di Sky. Se manterranno il loro stile e carattere, ne sentiremo parlare in nuove performance live e un altro album di inediti. Torino apprezza e penso anche l'intera penisola.
Recensione di Giuseppe D'Antonio
Foto di Martina Caruso
Vi rimandiamo alla nostra intervisa avuta con Camilla Giannelli dei Ros
https://www.nightguide.it/intervista/109035/nightguide-intervista-camilla-giannelli-la-grintosa-voce-dei-ros

Le influenze orientali-tribali dei Bowland riempiono il Teatro della Concordia di Venaria Reale
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18/04/2019 | redazione
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