Nightguide intervista Antonio Provasio, alias La Teresa de I Legnanesi, dal 6 dicembre in scena al Teatro Duse di Bologna

Nightguide intervista Antonio Provasio, alias La Teresa de I Legnanesi, dal 6 dicembre in scena al Teatro Duse di Bologna

Sulle tracce della Gioconda, in un viaggio nel tempo tutto da ridere, come sempre en travesti. Passato e presente, tradizione e attualità. C'è tutto il mondo de I Legnanesi nel nuovo spettacolo intitolato 'Non ci resta che ridere', che andrà in scena al Teatro Duse di Bologna dal 6 all'8 dicembre 2019 (venerdì e sabato alle 21, domenica alle ore 16).
La storia si apre nelle sale del Louvre, con Mabilia (Enrico Dalceri), chic più che mai, come si conviene a un viaggio a Parigi, che ammira la Gioconda insieme a mamma Teresa (Antonio Provasio) e papà Giovanni Colombo (Lorenzo Cordara, al suo debutto in questa stagione). Indosso hanno dei gilet gialli catarinfrangenti, mentre fuori i manifestanti che hanno fatto dell'indumento il simbolo della protesta, sono inseguiti dai gendarmi (Giordano Fenocchio e Fabrizio Rossi). Nel cinquecentesimo anniversario dalla morte di Leonardo da Vinci, la Monnalisa finisce così al centro della loro attenzione. Teresa si convince che il capolavoro debba tornare in Italia e, incurante dell'esistenza di un sortilegio legato al furto del celebre quadro, spinge il marito Giovanni a compiere il misfatto.
Ecco che la famiglia Colombo si ritrova catapultata nel 1504, anno di realizzazione dell'opera. Tra un austero Leonardo (Giovanni Mercuri) e un intraprendente Gian Giacomo Caprotti detto il Salai (Maicol Trotta), l'imperturbabile e poco avvenente Monna Lisa (Franco Cattaneo), l'arrivo di Michelangelo (Francesco Pellicini) e di un ben poco statuario David (Mauro Quercia), prende il via l'irresistibile girandola di battute, malintesi, risate, ritmi incalzanti, misti ad insoliti omaggi al genio italico. Il tutto sapientemente mescolato da Antonio Provasio che firma i testi insieme a Mitia Del Brocco. 
Noi abbiamo voluto saperne qualcosa di più direttamente da Antonio Provasio che da anni tira le redini della compagnia teatrale più longeva e ancora all'opera del panorama italiano.

Nightguide. Signor Provasio ci parli un po' di questo spettacolo che sarà in scena al Teatro Duse il prossimo fine settimane dal 6 all'8 dicembre.
Antonio Provasio. Arriveremo al meraviglioso Teatro Duse per la terza stagione, veniamo più che volentieri perché a Bologna si mangia benissimo e perché il pubblico bolognese ci ha sempre dato grosse soddisfazioni. Fra l'altro, so che la risposta del pubblico non manca e ne siamo felicissimi. Porteremo il nuovo spettacolo “Non ci resta che ridere” che, come ben lascia presagire il titolo, è uno spettacolo dedicato ai grandi Massimo Troisi e Roberto Benigni. La famiglia Colombo, Teresa, Giovanni e la Mabilia, verranno proiettati nel tempo dopo aver provato a rubare la Gioconda, ne succederanno delle belle. Andremo anche a casa di Leonardo Da Vinci nel 1492, poi nella seconda parte dello spettacolo arriveremo nella Prima Guerra mondiale, nel cortile della Teresa con un sacco di storie belle e divertentissime. Ci sarà tanto da ridere e, essendo ormai l'unica compagnia in Italia che porta sul palco la rivista all'italiana, mischieremo queste scene divertenti con musica, balletti, scenografie e costumi meravigliosi. Ci sarà un finale del primo tempo a Parigi davvero spettacolare.

 
NG. E' uno spettacolo molto complesso, come non se ne vedono più troppo spesso ultimamente a teatro.
AP. E' vero: è molto pieno. Appaga sia l'occhio che la risata.

 
NG. Come al solito, anche se nelle vostre rappresentazioni sembra farla da padrone il divertissement, c'è sempre spazio per un po' di saggezza popolare.
AP. E' indubbio, diamo sempre la morale positiva. Diciamo sempre che riusciamo a divertire divertendoci, e il pubblico lo capisce, distruggiamo questa quarta parete rendendolo partecipe. Parliamo di sapienza e positività, sorriso e risate. Divertirsi è importante soprattutto in questo periodo in cui le cose non vanno tanto bene per la nostra Nazione. Diamo sempre e comunque positività. Non parliamo di politica e non siamo volgari: le nostre battute sono dirette e arrivano subito senza bisogno di essere volgari.

 
NG. E' lo spettacolo di una volta!
AP. Esatto, bravo!

 
NG. Una curiosità: lei è praticamente nato, cresciuto e vissuto nei Legnanesi, ha iniziato giovanissimo, aveva 19 anni quando ha iniziato. Immagino che quando ha iniziato come Boys non si aspettava di diventare uno dei protagonisti.
AP. Onestamente lo speravo, ma mai avrei pensato di riuscire a diventare un po' il capo estremo di questa compagnia, faccio la Teresa, il protagonista storico della compagnia. Sono straorgoglioso di questa cosa, essendo legnanese doc, perché per noi portare avanti la tradizione e la cultura lombarda è importante. Abbiamo lavorato tanto sul copione, italianizzando i testi e rendendoli comprensibili anche fuori dalla Lombardia, e devo dire che sono piaciuti tanto anche fuori dalla nostra regione, per esempio a Bologna sta andando molto bene. Abbiamo toccato i più bei teatri d'Italia, come il Sistina di Roma, abbiamo girato molto, e siamo riusciti a far conoscere le nostre caratteristiche anche al di fuori del nostro territorio, per noi è un risultato importante. E ne sono orgoglioso.

 
NG. Le capita adesso, dopo tanti ani ed essendo uno dei protagonisti, di rivedere nei nuovi Boys qualcuno con negli occhi la speranza di diventare una Teresa un giorno?
AP. Tanti dei miei attori sono giovani, giovani molto bravi fra cui Michael Trotta, voglio fare questo nome perché è molto, molto bravo. Io spero e mi auguro che arrivi una nuova Teresa. I cambiamenti ci sono, ci sono stati e ci saranno sempre ma l'importante è che non muoiano i personaggi: la Teresa, il Giovanni e la Mabilia. Poi gli attori che li interpretano, spero e mi auguro ce ne siano tantissimi, in modo che non muoiano. Voglio dire, lunga vita ai Legnanesi, no? Ho già in mente qualche personaggio, qualche attore che potrebbe diventare una Teresa, per cui fra qualche anno inizieremo a lavorarci.

 
NG. Ormai sono personaggi che fra un po' potrebbero entrare nello storico dei personaggi italiani, come un Arlecchino o un Balanzone.
AP. Bravissimo! Guardi, io penso che già siano diventati maschere lombarde, no? Ormai hanno festeggiato 70 anni, la compagnia è nata nel 1949. L'importante è che non si faccia morire quella che è un po' la cultura e la tradizione lombarda.

 
NG. Mi passi la domanda, forse un po' da ignorante, ma come mai è unicamente maschile?
AP. Perchè comunque è nata nel 1949 in un oratorio, nell'oratorio di Lignanello. Una volta c'erano quello maschile e quello femminile, uomini e donne non potevano lavorare insieme, e queste rappresentazioni che non potevano essere promiscue. L'idea è venuta da Don Antonio, parlando con Felice Musazzi, fondatore dei Legnanesi insieme a Tony Barlocco una sera dopo uno spettacolo con poca gente: Musazzi disse a Don Antonio “Don Antonio, per riempire il teatro ci vogliono le donne!” e Don Antonio disse: “benissimo allora falla tu!”. Così è nata la Teresa. La cosa bella, e il motivo per cui piacciamo a tutti, è che siamo uomini vestiti da donne, en travesti.
E' una linea molto sottile: chi va a vedere i Legnanesi vede degli uomini vestiti da donna, è un divertimento particolare.

 
NG. Ed è comunque una cosa molto comune nel teatro, come in quello greco o giapponese.
AP. Abbiamo continuato la tradizione!

 
NG. Ho letto oggi, e non lo sapevo, che sta per uscire un vostro film. State valicando qualsiasi confine.
AP. Sì! Anche perché il nostro pubblico ce lo chiedeva. Parlando con Giorgio Restelli, manager di Mediaset, è nata questa idea e abbiamo iniziato a lavorare fra giugno e luglio; i nostri spettacoli sono andati in onda su Rete 4 ed hanno superato quasi il 6% di share, quindi abbiamo lavorato veramente bene, lì è nata questa cosa. Il 26 di Dicembre in prima serata andrà in onda “Non è Natale senza panettone”, il primo tele-panettone della storia, che parla della famiglia Colombo che andrà a Napoli.

 
NG. Ha detto che lo spettacolo non parla di politica ma parla di costume: siccome siete maschere lombarde e mi è successo l'altro giorno di ascoltare una trasmissione dove ci si chiedeva se ci sia un ritorno della divisione fra nord e sud in Lombardia e del razzismo, una Teresa, che è sempre positiva, a queste affermazioni cosa risponderebbe, dato che sta andando a Napoli?
AP. Risponderebbe che è una stupidata. Dico solo una cosa: quando succede qualcosa di brutto o si è in periodo di crisi, come ora, l'unica cosa importante è stare insieme e rimanere uniti e positivi, a 57 anni io ne ho viste un bel po' di crisi. Quando si parla dei cortili lombardi, che ormai sono un po' un'utopia perché quei cortili non esistono più, si parla dello spirito di unione e condivisione che regnava in quegli spazi, la voglia di stare insieme, la voglia di andare avanti insieme. Noi amiamo la napoletanità, Totò e tutta la tradizione della commedia napoletana. Credo che il teatro sia una cosa importante e che leghi l'Italia. Credo che non esistano nord o sud, ma che l'importante sia mantenere viva l'Italia, noi per primi ci facciamo fautori di questa cosa. Tre anni fa abbiamo dedicato tutto il finale del primo tempo alla napoletanità, abbiamo interpretato le canzoni in dialetto napoletano tradotte in milanese, questa volta, nel film, noi milanesi andremo a vivere a Napoli, facendo l'esatto contrario. Non esistno più nord e sud, esistono gli italiani, ed è importante che, fra italiani, ci si difenda tutti insieme: basta con le barriere che secondo me fanno solo male all'Italia.

 
NG. Altri progetti nel cassetto che avete? Forse vi manca da fare solo un libro tradizionale di storie lombarde.
AP. Guarda, un paio d'ore fa abbiamo finito la conferenza stampa dove la Regione Lombardia ha dedicato un libro ai 70 anni dei Legnanesi, quindi abbiamo avuto anche questo onore.

 
NG. E' la compagnia più longeva d'Italia che io sappia.
AP. La più longeva e la più numerosa: siamo 41 persone, quindi siamo veramente tanti.

 
NG. E' veramente un cortile!
AP. Posso darti del tu, così facciamo tutto più veloce? Ecco, bravo, siamo un cortile che si muove, e siamo strafelici di questa cosa. Quest'anno film, spettacolo nuovo e un libro. Speriamo di fare bene, le date in teatro sono più di 170.

 
NG. Anche perché avete una lunga residenza a Milano al Teatro della luna.
AP. Sì, più di 50 date, dal 31 Dicembre a Marzo saremo lì. Poi gireremo, torneremo a Reggio Emilia, faremo Gorizia, Genova, Torino. Saremo in tutta Italia.

 
NG. Vi è mai capitato che arrivasse un riconoscimento o un interesse dall'estero?
AP. Per il momento no, ti dico la verità, anche perché non sappiamo se avremmo il tempo di andare. Dall'Argentina la comunità italiana aveva chiesto dei Legnanesi, ma è caduta nel dimenticatoio perché siamo tanti, e difficili da spostare, ma dall'Argentina avevano chiesto di noi, pensa te. Vedremo anche di espatriare, pian pianino.

 
NG. Mi capita molto più spesso di intervistare dei cantanti, e chiudo sempre con la stessa domanda, e la giro anche a lei. Se finisse su un'isola deserta, quali sono i tre album che vorrebbe con sé?
AP. Sono un estimatore di Zucchero, quindi Zucchero di sicuro. Fra l'altro l'ultimo è favoloso. Amo Zucchero perché non ti annoi: se senti un disco, ogni canzone è diversa e ha dei musicisti meravigliosi. Poi Tiziano Ferro, un pelino triste ma molto bello, e Renato Zero, perché Renato Zero è Renato Zero. E' tornato con uno show alla grandissima. Io sono un estimatore di Gianni Morandi, lo amo, giovedì sera saremo al Duse per il suo spettacolo, ci ha invitato e siamo diventati amici: è una persona eccezionale.

 
Intervista a cura di Luigi Rizzo.
 
 
 

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