
SPARKLEHORSE FEAT. FENNESZ ALL'ATENEO DI BARI
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22/05/2007 | alceste
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25 concerti, 7 differenti location ed un coinvolgimento di quasi cento musicisti: questi i dati numerici della prima edizione di Planet Of Sound, la rassegna itinerante che per 14 settimane ha animato la città di Bari con artisti provenienti da 8 differenti nazioni. Un bilancio decisamente positivo per la Wabi Sabi Sound, l'associazione culturale che ha curato ogni singolo aspetto della manifestazione grazie al supporto economico e logistico dell'Assessorato alle Culture del Comune di Bari e dell'Università degli Studi di Bari. A chiusura di questa lunga rassegna arriva il grande evento della stagione, il concerto della band americana Sparklehorse nell'inedita collaborazione con l'austriaco Christian Fennesz. Un'esibizione che si preannuncia storica, poiché vede due eccezionali protagonisti della musica internazionale cimentarsi in una nuova produzione: Sparklehorse, che con quattro album si è imposto tra i grandi nomi del rock cantautorale nel mondo, e Fennesz, che è unanimemente considerato uno dei più importanti sperimentatori elettroacustici del nostro tempo.
“Con questo concerto l'Ateneo di Bari compie un altro passo avanti nel processo di coinvolgimento degli studenti” afferma il professor Stefano Bronzini, delegato per le comunicazioni dell'Universita Degli Studi Di Bari. “Il nostro intento è quello di rendere l'Università un luogo di incontro tra culture, tradizioni e religioni. L'Ateneo come piazza dove si possa anche ascoltare musica”.
Ad aprire la serata ci saranno anche i Fragment, rivelazione indie tutta barese, e i Dead Texan, eccezionale combo di altissimo valore e vera cult-band proveniente dal nord America.
A completare il quadro generale abbiamo altri due elementi di estrema importanza: l'Ateneo di Bari, location d'eccezione che farà da memorabile cornice al concerto, e la collaborazione con Controradio, le cui frequenze faranno risuonare in diretta l'intero svolgersi dell'evento. Tutti questi essenziali contributi convergeranno in un eccezionale spettacolo completamente gratuito, che riunirà il pubblico di appassionati e gli studenti delle facoltà pugliesi in una grande festa della musica internazionale. Una mega schermo ad alta definizione sarà inoltre posizionato in Piazza Umberto, al fine di proiettare l'evento anche al di fuori dei cancelli dell'Ateneo, mentre per coloro che non potranno essere fisicamente presenti al concenrto ci sarà anche la possibilità di ascoltarlo in streaming collegandosi al sito dell'Università (www.uniba.it) o a quello di Controradio (www.controweb.it).
L'evento rispetterà degli orari ben precisi al fine di garantire il rispetto delle normative riguardanti la quiete pubblica; di conseguenza i live cominceranno alle 20.30 e termineranno tassativamente alle 24.00.
INGRESSO GRATUITO
Schivo fino all'impalpabilità, Mark Linkous è l'uomo che si nasconde dietro l'egida Sparklehorse. Le sue canzoni - abitate da fantasmi, cavalli e altri strani animali - si aggirano nella desolazione cosmica di stazioni di servizio sperdute e irriducibili ubbie esistenziali. In un limbo magnetico tra futuro e tradizione. In attesa, forse, di felicità.
Mark Linkous, mente degli Sparklehorse, con precedenti lavorativi di spazzacamino e imbianchino, divenuto poi alunno cantautorale stile indie della metà degli anni '80, ha cominciato a suonare come componente dei Dancing Hoods. Dopo la realizzazione di due album indipendenti, Linkous si trasferì a Los Angeles in cerca di qualche etichetta discografica. Dopo vari tentativi falliti se ne tornò in Virginia formando una band inizialmente chiamata Johnson Family e successivamente Salt Chunk Mary. In breve tempo, nel 1995 nacque la creatura Sparklehorse, supportata da un contratto firmato con la Capitol Records. Il primo singolo etichettato Slowriver fu 'Spirit Ditch'. Successivamente lo stupefacente esordio 'Vivadixiesubmarinetransmissionplot'. All'inizio di 1996, dopo una data del tour inglese in quel di Londra, Linkous accarezzò la morte dopo un mix di valium e antidepressivi; quattordici ore d'incoscienza-comatosa sul pavimento della stanza da bagno del suo hotel con i piedi completamente paralizzati e la perdita prolungata di circolazione sanguigna gli produsse una semi-paralisi agli arti inferiori. Molti mesi di cure ospedaliere riuscirono a rimetterlo in sesto non compromettendo il lavoro del suo album successivo 'Good Morning Spider'. La meraviglia Sparklehorse ha suonato anche come band supporter nei tours di Cracker, Garbage, Tindersticks, Son Volt, Radiohead, Mazzy Star, The Palace Brothers e Pavement. Le influenze musicali di Sparkle-Mark-Horse sono state varie e multiformi: George Jones, Johnny Cash, The Stanley Brothers. Nel suo successivo periodo punk le muse furono: Sex Pistols, Led Zeppelin e The Damned. Ma il brano per lui folgorante fu "House of the rising sun"; degli Animals. Quando l'embrione Sparklehorse si stava formando, Mark era intenzionato a costruire una pop-band stile "Swordfishtrombone" di Tom Waits. Oggi, dopo aver attraversato deserti desolati e notti senza fine, Mark Linkous ha sconfitto gli spettri che da anni turbavano i suoi sogni. O almeno così pare ascoltando “Dreamt For Light Years In The Belly Of A Mountain”, quarta prova su lunga distanza nonchè capitolo apparentemente più sereno della parca discografia di questo indiscusso genio musicale. È pur vero che la delicatissima fragilità dei precedenti lavori sembra in parte scomparsa, e con lei anche quella candida vulnerabilità che legava affettivamente l'ascoltatore al menestrello dei cuori infranti; eppure l'essenza della musica di Linkous rimane inalterata anche nel pugno di canzoni qui raccolte, una continua gioia uditiva ancora una volta impreziosita di loop di chitarra, piccoli elementi di distrubo, progressioni emozionali e straordinarie melodie acustiche. Sembra plausibile che gli album dei Velvet Underground abbiano suonato a più riprese sul giradischi degli Sparklehorse, dato che il segno di Lou Reed sembra apparire a più riprese per poi imprimersi prepotentemente nella perfetta “Some Sweet Day”, ma è anche merito della produzione di Dave Fridmann se l'album mantiene un'omogeneità di fondo così convincente. A Tom Waits, invece, viene riservato il cameo d'onore nella traccia più appassionata del disco, “Morning Hollow”, ma non mancano neppure le sfuriate più scopertamente rock che sono parte integrante dei live di Linkous e soci. “Dreamt For Light Years...” conferma l'eccezionale talento che ha reso Sparklehorse un fuoriclasse del cantautorato.
Bizzarro personaggio Linkous, nella vita privata quanto in quella artistica. Quando non è in tour il cantante-chitarrista-produttore è facile trovarlo nel suo podere a Bremo Bluff in Virginia, con la moglie erpetologa Teresa, tre cani, un gatto, diverse vacche, tartarughe e una coppia di cavalli...naturalmente. Sparklehorse è non solo il genio-Linkous ma Scott Minor, percussionista-critico e variegato musicista. Tutti gli altri...fin qui...(!?!)..suonatori, turisti, produttori, comparse, collaboratori ed ospiti: David Charles, Johnny Hott, Armstead Welleford, David Bush, Al Esis, Dennis Herring, Mike Lucas, Paul Watson, John Morand, Bryan Harvey, Sophie Michalitsianos, Melissa Moore, Stephen McCarthy, Johnathan Segel, David Dreiwitz, Bob Rupe, Scott Fotzsimmons.
La presenza di Fennesz, uno dei più importanti sperimentatori elettronici del nuovo secolo, in occasione del concerto con Sparklehorse rappresenta un vero evento per PLANET OF SOUND.
Di base a Vienna, Christian Fennesz ha acquistato una eccezionale reputazione internazionale, imponendosi come uno dei più innovativi compositori di musica elettronica. Le sue pubblicazione possono essere reperite su label quali Touch e Mego, etichette che hanno reinventato il suono digitale degli ultimi 25 anni, ma il lavoro di Fennesz si distingue immediatamente per l'incredibile carica emozionale e la straordinaria abilità tecnica.
Il primo disco solista di Fennesz per la Mego, l'EP Instrument, fu pubblicato nel 1996 e combinava elementi di elettronica sperimentale, techno e chitarre trattate. Le opere successive perseguono un'idea di elettronica calda ed elaborata chirurgicamente, ma è con Hotel Paral.lel e soprattutto con Endless Summer che il nome di Fennesz esplode a livello planetario. Il suo lavoro su Mego viene indicato come una delle pietre miliari dell'elettronica moderna, capolavoro indiscusso di un una nuova epoca. Glitch e chitarre filtrate elettronicamente si incontrano in paesaggi onirici di eccitante bellezza, contribuendo alla realizzazione di un disco fondamentale. Con Venice (Touch, 2004) il musicista austriaco realizza un concept di sonorità liquide ed evocazioni nebbiose in cui l'elettronica diventa filtro per esperienza immaginifiche ed astratte.
La collaborazione di David Sylvian arricchisce uno dei brani dell'album con una splendida interpretazione vocale, ma è l'intero disco a sorprende per l'incredibile capacità di Fennesz di reinventare (vien quasi da dire “ricreare”) il suono dell'acqua e del suo continuo fluire in moti oscillanti; come di piccole onde che collidono con la roccia o si infrangono in minuscoli conche. Resta ancora una volta il suono di chitarra, rielaborata, smembrata e disciolta, eppure assolutamente riconoscibile e di forte impatto emotivo.
Accanto al suo lavoro solista Fennesz ha anche collaborato con Jim O'Rourke e Peter Rehberg in un trio per laptop chiamato Fenn O'Berg e con un gruppo di improvvisatori elettronici dal nome MIMEO (Music In Movement Electronic Orchestra. Ha inoltre suonato con artisti come Mika Vainio (Pan Sonic), Pimmon, Oren Ambarchi e Rosy Parlane. Fennesz ha inoltre registrato con Ryuichi Sakamoto - col quale realizza anche performance dal vivo - con Keith Rowe e con l'eccezionale Sparklehorse.
Che lo si voglia chiamare sogno o sensazione umorale allo stato puro, trasfigurazione pop o ancora destrutturazione melodica, poco importa; la musica di Fennesz è già entrata nel patrimonio genetico dell'arte mondiale
Fonte:Comunicato Stampa
25 concerti, 7 differenti location ed un coinvolgimento di quasi cento musicisti: questi i dati numerici della prima edizione di Planet Of Sound, la rassegna itinerante che per 14 settimane ha animato la città di Bari con artisti provenienti da 8 differenti nazioni. Un bilancio decisamente positivo per la Wabi Sabi Sound, l'associazione culturale che ha curato ogni singolo aspetto della manifestazione grazie al supporto economico e logistico dell'Assessorato alle Culture del Comune di Bari e dell'Università degli Studi di Bari. A chiusura di questa lunga rassegna arriva il grande evento della stagione, il concerto della band americana Sparklehorse nell'inedita collaborazione con l'austriaco Christian Fennesz. Un'esibizione che si preannuncia storica, poiché vede due eccezionali protagonisti della musica internazionale cimentarsi in una nuova produzione: Sparklehorse, che con quattro album si è imposto tra i grandi nomi del rock cantautorale nel mondo, e Fennesz, che è unanimemente considerato uno dei più importanti sperimentatori elettroacustici del nostro tempo.
“Con questo concerto l'Ateneo di Bari compie un altro passo avanti nel processo di coinvolgimento degli studenti” afferma il professor Stefano Bronzini, delegato per le comunicazioni dell'Universita Degli Studi Di Bari. “Il nostro intento è quello di rendere l'Università un luogo di incontro tra culture, tradizioni e religioni. L'Ateneo come piazza dove si possa anche ascoltare musica”.
Ad aprire la serata ci saranno anche i Fragment, rivelazione indie tutta barese, e i Dead Texan, eccezionale combo di altissimo valore e vera cult-band proveniente dal nord America.
A completare il quadro generale abbiamo altri due elementi di estrema importanza: l'Ateneo di Bari, location d'eccezione che farà da memorabile cornice al concerto, e la collaborazione con Controradio, le cui frequenze faranno risuonare in diretta l'intero svolgersi dell'evento. Tutti questi essenziali contributi convergeranno in un eccezionale spettacolo completamente gratuito, che riunirà il pubblico di appassionati e gli studenti delle facoltà pugliesi in una grande festa della musica internazionale. Una mega schermo ad alta definizione sarà inoltre posizionato in Piazza Umberto, al fine di proiettare l'evento anche al di fuori dei cancelli dell'Ateneo, mentre per coloro che non potranno essere fisicamente presenti al concenrto ci sarà anche la possibilità di ascoltarlo in streaming collegandosi al sito dell'Università (www.uniba.it) o a quello di Controradio (www.controweb.it).
L'evento rispetterà degli orari ben precisi al fine di garantire il rispetto delle normative riguardanti la quiete pubblica; di conseguenza i live cominceranno alle 20.30 e termineranno tassativamente alle 24.00.
INGRESSO GRATUITO
Schivo fino all'impalpabilità, Mark Linkous è l'uomo che si nasconde dietro l'egida Sparklehorse. Le sue canzoni - abitate da fantasmi, cavalli e altri strani animali - si aggirano nella desolazione cosmica di stazioni di servizio sperdute e irriducibili ubbie esistenziali. In un limbo magnetico tra futuro e tradizione. In attesa, forse, di felicità.
Mark Linkous, mente degli Sparklehorse, con precedenti lavorativi di spazzacamino e imbianchino, divenuto poi alunno cantautorale stile indie della metà degli anni '80, ha cominciato a suonare come componente dei Dancing Hoods. Dopo la realizzazione di due album indipendenti, Linkous si trasferì a Los Angeles in cerca di qualche etichetta discografica. Dopo vari tentativi falliti se ne tornò in Virginia formando una band inizialmente chiamata Johnson Family e successivamente Salt Chunk Mary. In breve tempo, nel 1995 nacque la creatura Sparklehorse, supportata da un contratto firmato con la Capitol Records. Il primo singolo etichettato Slowriver fu 'Spirit Ditch'. Successivamente lo stupefacente esordio 'Vivadixiesubmarinetransmissionplot'. All'inizio di 1996, dopo una data del tour inglese in quel di Londra, Linkous accarezzò la morte dopo un mix di valium e antidepressivi; quattordici ore d'incoscienza-comatosa sul pavimento della stanza da bagno del suo hotel con i piedi completamente paralizzati e la perdita prolungata di circolazione sanguigna gli produsse una semi-paralisi agli arti inferiori. Molti mesi di cure ospedaliere riuscirono a rimetterlo in sesto non compromettendo il lavoro del suo album successivo 'Good Morning Spider'. La meraviglia Sparklehorse ha suonato anche come band supporter nei tours di Cracker, Garbage, Tindersticks, Son Volt, Radiohead, Mazzy Star, The Palace Brothers e Pavement. Le influenze musicali di Sparkle-Mark-Horse sono state varie e multiformi: George Jones, Johnny Cash, The Stanley Brothers. Nel suo successivo periodo punk le muse furono: Sex Pistols, Led Zeppelin e The Damned. Ma il brano per lui folgorante fu "House of the rising sun"; degli Animals. Quando l'embrione Sparklehorse si stava formando, Mark era intenzionato a costruire una pop-band stile "Swordfishtrombone" di Tom Waits. Oggi, dopo aver attraversato deserti desolati e notti senza fine, Mark Linkous ha sconfitto gli spettri che da anni turbavano i suoi sogni. O almeno così pare ascoltando “Dreamt For Light Years In The Belly Of A Mountain”, quarta prova su lunga distanza nonchè capitolo apparentemente più sereno della parca discografia di questo indiscusso genio musicale. È pur vero che la delicatissima fragilità dei precedenti lavori sembra in parte scomparsa, e con lei anche quella candida vulnerabilità che legava affettivamente l'ascoltatore al menestrello dei cuori infranti; eppure l'essenza della musica di Linkous rimane inalterata anche nel pugno di canzoni qui raccolte, una continua gioia uditiva ancora una volta impreziosita di loop di chitarra, piccoli elementi di distrubo, progressioni emozionali e straordinarie melodie acustiche. Sembra plausibile che gli album dei Velvet Underground abbiano suonato a più riprese sul giradischi degli Sparklehorse, dato che il segno di Lou Reed sembra apparire a più riprese per poi imprimersi prepotentemente nella perfetta “Some Sweet Day”, ma è anche merito della produzione di Dave Fridmann se l'album mantiene un'omogeneità di fondo così convincente. A Tom Waits, invece, viene riservato il cameo d'onore nella traccia più appassionata del disco, “Morning Hollow”, ma non mancano neppure le sfuriate più scopertamente rock che sono parte integrante dei live di Linkous e soci. “Dreamt For Light Years...” conferma l'eccezionale talento che ha reso Sparklehorse un fuoriclasse del cantautorato.
Bizzarro personaggio Linkous, nella vita privata quanto in quella artistica. Quando non è in tour il cantante-chitarrista-produttore è facile trovarlo nel suo podere a Bremo Bluff in Virginia, con la moglie erpetologa Teresa, tre cani, un gatto, diverse vacche, tartarughe e una coppia di cavalli...naturalmente. Sparklehorse è non solo il genio-Linkous ma Scott Minor, percussionista-critico e variegato musicista. Tutti gli altri...fin qui...(!?!)..suonatori, turisti, produttori, comparse, collaboratori ed ospiti: David Charles, Johnny Hott, Armstead Welleford, David Bush, Al Esis, Dennis Herring, Mike Lucas, Paul Watson, John Morand, Bryan Harvey, Sophie Michalitsianos, Melissa Moore, Stephen McCarthy, Johnathan Segel, David Dreiwitz, Bob Rupe, Scott Fotzsimmons.
La presenza di Fennesz, uno dei più importanti sperimentatori elettronici del nuovo secolo, in occasione del concerto con Sparklehorse rappresenta un vero evento per PLANET OF SOUND.
Di base a Vienna, Christian Fennesz ha acquistato una eccezionale reputazione internazionale, imponendosi come uno dei più innovativi compositori di musica elettronica. Le sue pubblicazione possono essere reperite su label quali Touch e Mego, etichette che hanno reinventato il suono digitale degli ultimi 25 anni, ma il lavoro di Fennesz si distingue immediatamente per l'incredibile carica emozionale e la straordinaria abilità tecnica.
Il primo disco solista di Fennesz per la Mego, l'EP Instrument, fu pubblicato nel 1996 e combinava elementi di elettronica sperimentale, techno e chitarre trattate. Le opere successive perseguono un'idea di elettronica calda ed elaborata chirurgicamente, ma è con Hotel Paral.lel e soprattutto con Endless Summer che il nome di Fennesz esplode a livello planetario. Il suo lavoro su Mego viene indicato come una delle pietre miliari dell'elettronica moderna, capolavoro indiscusso di un una nuova epoca. Glitch e chitarre filtrate elettronicamente si incontrano in paesaggi onirici di eccitante bellezza, contribuendo alla realizzazione di un disco fondamentale. Con Venice (Touch, 2004) il musicista austriaco realizza un concept di sonorità liquide ed evocazioni nebbiose in cui l'elettronica diventa filtro per esperienza immaginifiche ed astratte.
La collaborazione di David Sylvian arricchisce uno dei brani dell'album con una splendida interpretazione vocale, ma è l'intero disco a sorprende per l'incredibile capacità di Fennesz di reinventare (vien quasi da dire “ricreare”) il suono dell'acqua e del suo continuo fluire in moti oscillanti; come di piccole onde che collidono con la roccia o si infrangono in minuscoli conche. Resta ancora una volta il suono di chitarra, rielaborata, smembrata e disciolta, eppure assolutamente riconoscibile e di forte impatto emotivo.
Accanto al suo lavoro solista Fennesz ha anche collaborato con Jim O'Rourke e Peter Rehberg in un trio per laptop chiamato Fenn O'Berg e con un gruppo di improvvisatori elettronici dal nome MIMEO (Music In Movement Electronic Orchestra. Ha inoltre suonato con artisti come Mika Vainio (Pan Sonic), Pimmon, Oren Ambarchi e Rosy Parlane. Fennesz ha inoltre registrato con Ryuichi Sakamoto - col quale realizza anche performance dal vivo - con Keith Rowe e con l'eccezionale Sparklehorse.
Che lo si voglia chiamare sogno o sensazione umorale allo stato puro, trasfigurazione pop o ancora destrutturazione melodica, poco importa; la musica di Fennesz è già entrata nel patrimonio genetico dell'arte mondiale
Fonte:Comunicato Stampa
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