Dargen D'Amico si racconta tra spiritualità e semafori a forma di cuore

Dargen D'Amico si racconta tra spiritualità e semafori a forma di cuore

"D'iO" è il nuovo album di inediti di Dargen D'Amico, il rappresentante più eclettico della scena rap italiana, uscito ìl 3 Febbraio 2015. Un lavoro discografico che contiene "un poco di tutto quello che ho fatto fino a qui" come racconta lo stesso Dargen. In esclusiva su Amazon.it è disponibile il cofanetto enciclopedico contenente la discografia completa di Dargen D'Amico, oltre a rarità e registrazioni inedite. Peculiarità del cofanetto sarà lo spazio vuoto, all'interno del quale si potrà inserire il nuovo album "D'iO".

Nightguide ha incontrato Dargen in occasione della presentazione romana del suo disco, e si è fatta raccontare qualcosa di lui.

NG: So che tu tendi a divagare un po' quando ti si fanno le domande, no?
D: No, si, boh!

NG: Io direi “beat around the bush”...per colpire l'animale dietro al cespuglio gli giri intorno. Se dipendesse esclusivamente da me ti chiederei, come stai?
D: Sto bene! Il momento dopo l'uscita di un disco è come un parto, è il momento in cui si pulisce il bambino, si tira lo schiaffo e sono tutti contenti. Io sono la mamma, e quindi sono contento!

NG: Nei tuoi brani ti riferisci spesso a Dio, quasi ci parli a volte. Qual è il tuo rapporto con questa figura, e qual è il verbo di “D'IO” se ce n'è uno, secondo te?
D: Il verbo di Dio è amare e io ho un rapporto continuativo. La spiritualità è il motore dell'umanità. Tendo a ricercare la risposta continuamente.

NG: E quest'album come lo consideri? Un punto d'arrivo o un punto di svolta?
D: Un punto...fermo. Non ho idea di quello che possa succedere prossimamente perché ragiono disco per disco, occasione per occasione e scelgo di fare un disco solo quando sono convinto di avere qualcosa da ricercare, dei percorsi da mettere su carta (digitale, in questo caso!). non ti saprei assolutamente dire, potrebbe essere la fine di tutto o l'inizio di tutto o una via di mezzo.

NG: Perché indossi sempre gli occhiali? Hai una eterocromia alla David Bowie o sei la medusa del ventunesimo secolo, e chi ti guarda negli occhi viene pietrificato?
D: Qual è la tua risposta preferita? La mia risposta preferita, che ho letto su wikipedia, è “gli da fastidio la luce”.

NG: Però con la luce si vive, no?
D: Sì, ma quando è troppa uccide. Prova ad andare a dieci centimetri dal sole...e poi ne riparliamo!

NG: La voglia di ballare, secondo te, è sufficiente a salvare la nostra generazione? O è proprio questo a distrarci dai nostri obiettivi? Un po' come una coscienza di classe...
D: Io credo che il ballo, ed è stato così da sempre, permetta attraverso le vibrazioni, attraverso un certo tipo di ritmiche che diventano fisiche . Ed è per questo che in discoteca o in altri luoghi ti capita di avere delle sensazioni positive anche ballando un certo tipo di brani che a casa non ascolteresti mai a basso volume, invece quando li ascolti lì diventano quasi un rito che ci porta direttamente indietro (o avanti) a quelli che sono i riti tribali nostri che ci hanno generato e che continueranno a generare le umanità successive. Il ballo lo vedo come un momento di contatto con la spiritualità. Io lo vivo così, e credo che sia una sensazione comune. Non bisogna avere paura del ballo, o reputarlo una distrazione, anzi! Non bisogna farsi distrarre da tutto ciò che non ti permette di connetterti con la spiritualità, che invece è esattamente quello che fa il ballo. È un livello “sopra”.

Il videoclip di “La Mia Generazione”:



NG:  Nelle tue canzoni spesso si ascoltano campionamenti, citazioni di altri pezzi. Mi piace pensare che sia un modo che tu dai a chi ti ascolta di sbirciare nella tua libreria musicale. Cosa c'è nel tuo lettore, cosa ascolti? E che differenza c'è tra la musica che ti fa ballare, e quella che ti stimola?
D: Tutta la musica che ascolto mi stimola. Alcuni stimoli possono essere più ricettivi e altri possono portare ad un rifiuto per qualcosa che non ti “sconfinfera” profondamente, ma non saprei in questo momento catalogarti le differenze. So solo che per me gli input che mi arrivano dalla musica per me sono identici a quelli che mi arrivano dalla fotografia, dalle immagini, dai film, da quello che mi capita di vedere quando giro per le città, i paesi, la montagna, il lago, il fiume, l'autostrada, le provinciali...sono stimoli.

NG: Hai scritto “La lobby dei semafori” e ho letto in alcune tue recenti interviste che sei stato in Islanda. Per quanto tempo? Ce l'hai fatta a visitarla tutta?
D: Sono stato in Islanda per un mese, sì..

NG: E quindi sei capitato ad Akureyri, nell'Islanda del Nord e ti sei imbattuto nei semafori a cuore. Quanto ha influito per il tuo brano? A me personalmente al rientro in Italia era rimasto un bellissimo rapporto coi semafori...
D: La tua domanda è molto centrata perché la canzone esisteva già però li ho fotografati tutti quando ero lì perché mi ricordavano il brano...ho trovato anche io un collegamento non casuale anche se era una coincidenza il fatto di essermi poi imbattuto nei semafori a cuore.

NG: Ci lasci con una frase di un tuo testo, una di quelle che quando le ascolto dico “avrei voluto dirla io una cosa del genere”?
D: Non mi vengono in mente in questo momento frasi particolari, ma sceglila tu, mi fido, e te la sottoscrivo.

NG: “chi punta in alto è un santo o un arrivista”
D: Ok, sottoscrivo!

Dargen D'Amico su internet:

http://dargendamico.it/
https://www.facebook.com/dargendamico?fref=ts
http://www.twitter.com/dargendamico
http://www.youtube.com/user/dargentube

Intervista e foto credits: Amel Tinti.

d'io, dargen d'amico, intervista

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